24 ottobre 2009

25 OTTOBRE 2009

VI° Domenica di S. Luca – Ss. Marciano e Martirio, martiri e notari

TROPARI
Della Domenica: To fedhròn tis anastàseos kìrighma ek tu anghèlu mathùse e tu Kirìu mathìtrie, ke tin progonikìn apòfasin aporrìpsase tis Apostòlis kafchòmene èlegon: Eskìlefte o thànatos, ignèrthi Christòs o Thèos, dhorùmenos to kòsmo to mèga èleos.

Dei martiri: I màrtires su Kìrie, en ti athlìsi aftòn stefànos ekomìsanto tis aftharsìas ek su tu Theù imòn; èchontès tin ischìn su, tus tirànnus kathìlon, èthravsan ke dhemònon ta anìschira thràsi; aftòn tes ikesies, Christè o Theòs, sòson tas psichàs imòn.

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: O katharòtatos naòs tu Sotìros, i politìmitos pastàs ke Parthènos, to ieròn thisàvrisma tis dhòxis tu Thèu, sìmeron isàghete en to ìko Kirìu, tin chàrin sinisàgusa tin en Pnèvmati thìo: in animnùsin àngheli Theù; àfti ipàrchi skinì epurànios.

Epistola (Gal. 2,16-20):

Fratelli, sapendo che l’uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; poiché dalle opere della legge non verrà mai giustificato nessuno. Se pertanto noi che cerchiamo la giustificazione in Cristo siamo trovati peccatori come gli altri, forse Cristo è ministro del peccato? Impossibile! Infatti se io riedifico quello che ho demolito, mi denuncio come trasgressore. In realtà mediante la legge io sono morto alla legge, per vivere per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.

Vangelo (Lc. 8,26-39):

In quel tempo Gesù andò nella regione dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. Era appena sceso a terra, quando gli venne incontro un uomo della città posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma nei sepolcri. Alla vista di Gesù gli si gettò ai piedi urlando e disse a gran voce: “Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!”. Gesù infatti stava ordinando allo spirito immondo di uscire da quell’uomo. Molte volte infatti s’era impossessato di lui; allora lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. Gesù gli domandò: “Qual è il tuo nome?”. Rispose: “Legione”, perché molti demòni erano entrati in lui. E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell’abisso. Vi era là un numeroso branco di porci che pascolavano sul monte. Lo pregarono che concedesse loro di entrare nei porci; ed egli lo permise. I demòni uscirono dall’uomo ed entrarono nei porci e quel branco corse a gettarsi a precipizio dalla rupe nel lago e annegò. Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nei villaggi. La gente uscì per vedere l’accaduto, arrivarono da Gesù e trovarono l’uomo dal quale erano usciti i demòni vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù; e furono presi da spavento. Quelli che erano stati spettatori riferirono come l’indemoniato era stato guarito. Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Gesù, salito su una barca, tornò indietro. L’uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo: “Torna a casa tua e racconta quello che Dio ti ha fatto”. L’uomo se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù gli aveva fatto.

Commento al Vangelo:
Il racconto dell’indemoniato è collocato in territorio pagano: la presenza del regno non è chiusa entro i confini di Israele. L’indemoniato geraseno diventa il prototipo dei pagani liberati da Gesù. La lieta notizia della liberazione e la potenza del Signore non hanno confini. L’indemoniato è descritto come un uomo alienato e asociale, il contrassegno del dominio di satana, infatti, è l’alienazione dell’uomo, la perdita di tutte quelle relazioni che costituiscono l’essere umano nel profondo. Il contrassegno del Regno è la “ricostruzione” dell’uomo. Davanti all’uomo tornato sano di mente, la folla ha paura, scorgendo in Gesù quasi una minaccia, una presenza che disturba, perché la sua liberazione crea uomini nuovi. Rifiutato. Gesù accetta di andarsene, senza far nulla per opporvisi. È sorprendente: di fronte a Satana, Gesù lotta e vince, di fronte all’opposizione dell’uomo non oppone resistenza. Si direbbe che Egli sia insieme forte e debole: forte di fronte al male, debole di fronte alla libertà dell’uomo. Il fatto che l’ora dei pagani non sia ancora suonata spiega probabilmente il motivo per cui Gesù non vuole che l’uomo guarito lo segua. Così Gesù si allontana, ma lascia un testimone, che per tutta la regione racconta ciò che Gesù ha fatto. Gesù parte, neppure il rifiuto riesce ad arrestare il cammino della Parola.

6a SETTIMANA DI SAN LUCA

26 – L – S. Demetrio megalomartire, effusore di unguento profumato, patrono della nostra Eparchia – Memoria del terremoto del 740
2Tim. 2,1-10 Gv. 15,17-16,2

27 – M – S. Nestore martire
Col. 2,20-3,3 Lc. 11,1-10

28 – M – Ss. Terenzio e Neonilla, martiri – S. Stefano il sabaita, poeta
Col. 3,17-4,1 Lc. 11,9-13

29 – G – S. Anastasia la romana, martire – S. Abramo
Col. 4,2-9 Lc. 11,14-23

30 – V – Ss. Zenobio e Zenobia, martiri
Col. 4,10-18 Lc. 11,23-26

31 – S – Ss. Stachys, Apelle, Ampliato, Urbano, Aristobulo e Narciso, apostoli, tutti dei 70 discepoli – S. Epimaco martire
2Cor. 5,1-10a Lc. 8,16-21

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