1 novembre 2009

I° NOVEMBRE 2009

V° Domenica di S. LucaSs. Cosma e Damiano, anàrgiri

Giornata per la santificazione universale

Da antiche memorie sappiamo che i due santi erano fratelli e medici. Sono detti anàrgiri perché curavano gli infermi senza essere ricompensati. Si propongono come capofila, corifei e protettori del fiorente volontariato cattolico, nella diaconia della carità.


TROPARI
Della Domenica: Ton sinànarchon Lògon Patrì ke Pnèvmati, ton ek Parthènu techthènda is sotirìan imon, animnìsomen pistì ke proskinìsomen; òti ivdhòkise sarkì, anelthìn en to stavrò, ke thànaton ipomìne, ke eghìre tus tethneòtas, en ti endhòxo Anastàsi aftù.

Dei santi: Aghii Anàrghiri ke thavmaturghì, episkèpsasthe tas asthenìan imòn: dhoreàn elàvete, dhòrean dhòte imìn.

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: O katharòtatos naòs tu Sotìros, i politìmitos pastàs ke Parthènos, to ieròn thisàvrisma tis dhòxis tu Thèu, sìmeron isàghete en to ìko Kirìu, tin chàrin sinisàgusa tin en Pnèvmati thìo: in animnùsin àngheli Theù; àfti ipàrchi skinì epurànios.

Epistola (1Cor. 12,27-13,8):
Fratelli, voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte. Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine.

Vangelo (Lc. 16,19-31):
Disse il Signore: “C’era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi”.

Commento al Vangelo:
In questo racconto riportato solo da Luca, Gesù si rivolge ai farisei, i quali pensavano di essere giusti solo perché osservavano meticolosamente la legge (11,37). Nella parabola c’è un duplice contrasto, al primo: il ricco e il povero, ne segue un secondo: il ricco all’inferno e Lazzaro nel regno di Abramo. Il primo elemento saliente della parabola è proprio questo capovolgimento: Dio giudica diversamente da noi e la storia va a finire diversamente da come i furbi immaginano. Aggiungiamo che, con ogni probabilità, viene qui contestata una convinzione diffusa in quel tempo: la ricchezza è segno della benevolenza di Dio. La parabola vuole, invece, insegnare che Dio è dalla parte dei più poveri e degli abbandonati. Ma il racconto parabolico non si ferma qui. Segue un secondo quadro, nel quale è detto qualcosa di molto importante. Il ricco vorrebbe che i suoi fratelli fossero avvertiti della sua situazione, ma a quale scopo? Hanno Mosé, i profeti, non occorre altro. Gli insegnamenti non mancano, ciò che invece manca è il coraggio, la fede, ma soprattutto la libertà per vedere e comprendere. Chi vive da ricco è cieco e non vede il povero che pure gli sta accanto. Il ricco della parabola non osteggia Dio e non opprime il povero: semplicemente non lo vede. Ma proprio questo è il grave pericolo: il vivere da ricchi rende ciechi e indifferenti.

7a SETTIMANA DI SAN LUCA

2 – L – Ss. Acindino, Pegasio, Aftonio, Elpidoforo e Anempodisto, martiri
1Tes. 1,1-5 Lc. 11,29-33

3 – M – Ss. Acepsimà, Giuseppe ed Aitalà, martiri – Memoria della dedicazione del tempio del santo megalomartire Giorgio a Lidda, cioè della deposizione del suo corpo venerabile
1Tes. 1,6-10 Lc. 11,34-41

4 – M – S. Giovanniccio il Grande, dell’Olimpo – Ss. Nicandro vescovo di Mira e Ermeo presbitero, ieromartiri
1Tes. 2,1-8 Lc. 11,42-46

5 – G – Ss. Galazione e Episteme sua consorte, martiri
1Tes. 2,9-14a Lc. 11,47-12,1

6 – V – S. Paolo, arcivescovo di Costantinopoli, confessore
1Tes. 2,14-20 Lc. 12,2-12

7 – S – Ss. 33 martiri di Melitene – S. Lazzaro taumaturgo, che ha vissuto nell’ascesi sul monte Galesio
2Cor. 8,1-15 Lc. 9,1-6

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