31 dicembre 2009

01 GENNAIO
Circoncisione secondo la carne del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo – S. Basilio il Grande


PRIMA ANTIFONA

Alalàxate to Kirìo, pàsa i ghi.

SECONDA ANTIFONA

Effrenèsthosan i uranì, ke agalliàstho i ghi, salefthìto i thàlassa, ke to plìroma aftìs.

Sòson imàs, Iiè Theù, o sarkì peritmithìs, psàllondàs si: Allilùia.

TERZA ANTIFONA

Ta elèi su, Kìrie, is ton eòna àsome.

Morfìn analliòtos anthropìnin prosèlaves, Theòs on kat’usìan, polièfsplachne Kìrie; ke Nòmon ekplìròn, peritomìn thelìsi katadhèchi sarkikìn, òpos pàfsis ta skiòdhi, ke perièlis to kàlimma ton pathòn imòn. Dhòxa ti agathòtiti ti si; dhòxa ti efsplachnìa su; dhòxa ti anekfràsto, Lòghe, sinkatavàsi su.

TROPARI

Della festa: Morfìn analliòtos…

Del Santo: Is pàsan tin ghin exìlthen o fthòngos su, os dhexamènin ton lògon su; dhi’ù theoprepòs edhogmàtisas; tin fìsin ton òndon etrànosas, ta ton anthròpon ìthi katekòsmisas, Vasìlion ieràtevma, Pàter òsie, Christòn ton Theòn ikèteve dhorìsasthe imìn to mèga èleos.

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: O ton òlon Kìrios peritomìn ipomèni, ke vrotòn ta ptèsmata os agathòs dhiatèmni, dhìdhosi tin sotirìan sìmeron kòsmo; chèri dhe en tis ipsìstis ke o tu Ktìstu Ieràrchis ke fosfòros, o thìos mìstis Christù Vasìlios.

EPISTOLA (Col. 2,8-12)

Fratelli, badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà. In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo. Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.

VANGELO (Lc. 2,20-21.40-52)

In quel tempo i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

MEGALINARIO

Epì si chèri, kecharitomèni, pàsa i ktìsis, anghèlon to sìstima ke anthròpon to ghènos, ighiasmène naè ke paràdhise loghikè, parthenikòn kàvchima, ex is Theòs esarkòthi ke pedhìon ghègonen o pro eònon ipàrchon Thèos imòn. Tin gar sin mìtran thrònon epìise ke tin sin gastèra platitèran uranòn apirgàsato. Epì si chèri, kecharitomèni, pàsa i ktìsis. Dhoxa si.

MEGALINARIO DI SAN BASILIO IL GRANDE

Tòn uranonfàndora tu Christù, mìstin tu Dhèspotu, tòn fostìra tòn fainòn, tòn ek Kesarìas ke Kappadhòkon chòras, Vasìlion ton mègan, pàndes timìsomen.

KINONIKON

Enìte ton Kìrion ek ton uranòn, enìte aftòn en tis ipsìstis. Allilùia.

Al posto di “Idhomen to fòs…” e “Ii to ònoma…” si canta:

Morfìn analliòtos …

APOLISIS

O en ti ogdhòi imèra sarkì peritmithìne katadhexàmenos, dhià tin imòn sotirìan…

Commento al Vangelo:

Gesù ha dodici anni, l'età in cui, secondo tradizioni giudaiche che risalgono al primo secolo, Samuele cominciò a profetizzare e Daniele pronunciò una sentenza molto saggia. Un'età tuttavia in cui questi giovinetti non sono ancora maggiorenni: la loro sapienza viene quindi posta in maggiore risalto. È dunque, in senso stretto, l'unico racconto dell'infanzia che segna il passaggio tra il racconto delle origini e quello dell'inizio del ministero. La scena è collegata alla precedente: per la seconda volta, Gesù è nel tempio e, là dove si era manifestato grazie al cantico e all'oracolo profetico di Simeone, rivela ora la sua sapienza ai dottori della legge e la sua relazione con il suo Padre celeste ai suoi genitori. Allo stesso tempo questa prima salita di Gesù a Gerusalemme per la Pasqua annuncia il grande viaggio e l'ultimo insegnamento nel tempio. La legge ebraica prescriveva il pellegrinaggio a Gerusalemme in occasione delle tre feste più importanti: Pasqua, Pentecoste (o Festa delle Settimane) e Festa delle Capanne, ma l'usanza dispensava coloro che vivevano molto distanti dalla città, fatta eccezione della festa di Pasqua, che aveva un'ottava. Il centro della scena è costituito da due quadri di differente portata. Il primo mostra la sapienza di Gesù, che è la capacità di conoscere la volontà di Dio rivelata nelle Scritture e di conformarsi ad essa. La manifestazione di questa sapienza provoca, nel pubblico, uno stupore identico a quello che provocheranno più avanti alcuni avvenimenti miracolosi e, nei genitori di Gesù, una meraviglia che ritroveremo in coloro che ascolteranno il suo insegnamento nella sinagoga di Cafarnao. Il secondo quadro costituisce il culmine del racconto. Al rammarico di Maria, Gesù risponde con una duplice domanda che è allo stesso tempo un rimprovero. È la madre che parla (Giuseppe tace sempre) e Luca non prova nessun imbarazzo a farle indicare il suo sposo chiamandolo "tuo padre", perché nella replica Gesù parlerà di un altro Padre, quello celeste. A Maria che parlava dei "doveri filiali" pensando al quinto comandamento (Es 20,12), Gesù risponde rimandando al primo: il dovere verso Dio (Es 20,3-6), egli è il figlio obbediente del suo Padre celeste. Così sia le prime che le ultime parole di Gesù prima di spirare (23,46) ricordano suo Padre. In questa risposta di Gesù, risuona il verbo "devo", che lo troveremo in altri nove casi, ciò dimostra che la missione di Gesù e soprattutto la sua passione-resurrezione rientrano nel piano divino della salvezza che egli si assume. Di fronte all'espressione "devo", non vi è da stupirsi che Maria e Giuseppe "non compresero ciò che aveva detto loro"; entrambi prefigurano i discepoli che, ad esempio dopo il terzo annuncio della passione "non capirono". Ma si obietterà: come può Luca mettere in scena una Maria che non comprende nulla di quanto Gesù dice, mentre essa ha ricevuto tante rivelazioni - da Gabriele, dai pastori, da Simeone - sulla condizione eccezionale del suo bambino e le ha meditate "nel suo cuore"? Maria ha sentito dire che egli è Messia e Figlio di Dio: ma comprende veramente che cosa significa ciò? Lei certamente ignora in che modo questi titoli si realizzeranno. Una duplice conclusione e due ritornelli chiudono l'episodio. Luca rileva anzitutto l'incapacità di comprendere dei genitori, poi mostra Gesù, rientrato a Nazaret, che torna a una scrupolosa osservanza della pietà filiale in conformità alla legge. Segue allora il ritornello del “ricordare” di Maria: ella continua la sua riflessione nel mistero che si concluderà, come per i discepoli, solo dopo la luce pasquale. Quanto al ritornello della crescita, Luca pone l'accento sulla sua condizione connaturale: egli crebbe come un qualsiasi altro ragazzo naturale: di età e grazia. Grazia indica amabilità nei confronti di Dio e degli uomini che include non soltanto la santità ma anche la gentilezza, il tatto, il fascino. Gesù crebbe sotto ogni aspetto - fisico, intellettuale, emotivo, spirituale - per la grande opera che l'aspettava. Un ultimo rilievo: la menzione del ritorno a Nazaret impedisce che il "ciclo dell'infanzia" si chiuda nel tempio, dov'era iniziato. Infatti dopo un percorso assai lungo Gesù tornerà di nuovo a Gerusalemme.

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