17 aprile 2010

18 APRILE 2010
DOMENICA DELLE MIROFORE E DEL GIUSTO GIUSEPPE

Il Sacerdote, dopo aver detto: “Evloghimèni i vasilìa…”, intercalato dal popolo, canta tre volte:

Christòs anèsti ek nekròn, thanàto thànaton patìsas, ke tis en tis mnìmasi zoìn charisàmenos.

PRIMA ANTIFONA

Alalàxate to Kìrio, pàsa i ghi.

SECONDA ANTIFONA

O Theòs iktirìse imàs ke evloghìse imàs.

Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psallondàs si: Allilùia.

TERZA ANTIFONA

Anastìto o Theòs ke dhiaskorpisthìtosan i echthrì aftù ke fighètosan apò prosòpu aftù i misùndes aftòn.

Christòs anèsti…

ISODHIKON

En ekklisìes evloghìte ton Theòn, Kìrion ek pigòn Israìl.

Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs ek nekròn, psàllondàs si. Alliluia.

TROPARI

Della Domenica: Ote katìlthes pros ton thànaton, i zoì athànatos, tòte ton àdhin enèkrosas ti astrapì tis Theòtitos; òte dhe ke tus tethneòtas ek ton katachtonìon anèstisas, pàse e dhinàmis ton epuranìon ekràvgazon: Zoodhòta Christè, o Theòs imòn, dhòxa si.

Del giusto Giuseppe: O evschìmon Iosìf, apò tu xìlu kathelòn, to àchrandòn su Sòma, sindhòni katharà ilìsas ke aròmasin, en mnìmati kenò kidhèvsas apètheto; allà triìmeros anèstis Kìrie, parèchon to kòsmo to mèga èleos.

Delle mirofore: Tes mirofòris ghinexì parà to mnìma epistàs, o ànghelos evòa; ta mìra tis thnitìs ipàrchi armòdhia, Christòs dhe dhiafthoràs edhìchthi allòtrios; allà kravgàsate; Anèsti o Kìrios, parèchon to kòsmo to mega èleos.

Della titolare della Parrocchia: En ti ghennìsi tin parthenìan efìlaxas, en ti kimìsi ton kòsmon u katèlipes, Theotòke. Metèstis pros tin zoìn, Mìtir ipàrchusa tis zoìs ke tes presvìes tes ses litrumèni ek thanàtu tas psichàs imòn.

Kontàkion: I ke en tàfo katìlthes, Athànate, allà tu Adhu kathìles tin dhìnamin ke anèstis os nikitìs, Christè o Theòs, ghinexì mirofòris fthenxàmenos. Chèrete, ke tis sis Apostòlis irìnin dhorùmenos, o tis pesùsi parèchon anàstasin.

TRISAGHION

Osi is Christòn evaptìsthite, Christòn enedhìsasthe. Allìluia.

EPISTOLA (Atti 6,1-7)

In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: “Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito Santo e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola”. Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiòchia. Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani. Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede.

VANGELO (Mc. 15,43-16,8)

In quel tempo Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l’entrata del sepolcro. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Joses stavano ad osservare dove veniva deposto. Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso nel sepolcro?”. Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”. Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.

MEGALINARIO

O Ànghelos evòa ti kecharitomèni: Aghnì Parthène, chère, ke pàlin erò, chère; o sos Iiòs anèsti triìmeros ek tàfu ke tus nekrùs eghìras, laì agalliàsthe. Fotìzu, fotìzu, i nèa Ierusalìm; i gar dhòxa Kirìu epì se anètile, Chòreve nin ke agàllu, Siòn: Si dhe, aghnì, tèrpu, Theotòke, en ti Eghèrsi tu tòku su.

KINONIKON

Sòma Christù metalàvete, pighìs athanàtu ghèfsasthe. Allilùia.

Al posto di “Idhomen to fòs…” e “Ii to ònoma…” si canta:

Christòs anèsti ek nekròn …

SALUTO PASQUALE

Sac.: Christòs anèsti

Pop.: Alithòs anèsti

Sac.: Krishti u ngjall

Pop.: Vërteta u ngjall

Sac.: Cristo è risorto

Pop.: È veramente risorto

Zi ke vasilèvi is pàntas tus eònas. Amìn.

Christòs anèsti ek nekròn …

Commento al Vangelo:
La descrizione della sepoltura di Gesù è una conferma della sua morte; e benché i dettagli siano riportati in vista del successivo episodio della tomba vuota, la narrazione non può essere un pezzo redazionale nel quale un pio giudeo dà a Gesù un'affrettata sepoltura e i suoi stessi discepoli non vi prendono alcuna parte.
"Giuseppe d'Arimatea": Giuseppe appare qui come un pio giudeo, un membro in vista del Sinedrio, che spinto dalla sua devozione o perlomeno rispetto per le norme del Deuteronomio cercò di dare sepoltura a Gesù. Matteo ce lo presenta come un ricco discepolo di Gesù.
"Il cadavere": Marco usa il crudo termine greco "ptoma" = "cadavere", vale a dire ciò che è caduto.
"Lenzuolo": o drappo funerario che non può essere così facilmente identificato con la Sindone di Torino.
Il racconto è costruito con sobrietà: il viaggio delle donne al sepolcro, la sorpresa della pietra ribaltata, la presenza del messaggero celeste che annuncia le Risurrezione, l'incarico alle donne di riferire ai discepoli, il comando ai discepoli di recarsi in Galilea, il riferimento alle parole del Gesù terreno.
Ma attraverso alcune piccole precisazioni Marco ci rivela la sua intenzione di mettere in risalto la "sorpresa" delle donne. Si può dire che le donne passano di sorpresa in sorpresa, e la loro reazione è di disorientamento, di paura e di incomprensione.
La prima sorpresa è la pietra ribaltata, ma il loro problema è superato dall'avvenimento! Sono donne piene di amore verso Cristo e hanno pensato a tutto, ma sono rimaste al di qua del vero significato di Cristo e della sua morte: la Risurrezione le coglie di sorpresa, esse sono rimaste ferme all'ora della morte di Gesù.
C'è una seconda sorpresa: la presenza del messaggero celeste e il suo annuncio. La presenza del messaggero celeste fa parte del genere teofanico. E qui si tratta, appunto, di una teofania sul modello delle teofanie bibliche dell'Antico Testamento. Fedele in questo alla tradizione biblica, Marco mostra che l'incontro con il divino - quando esso si rivela - suscita nell'uomo meraviglia e timore. Con l'espressione: " È risorto!", l'angelo dà notizia dell'avvenuto miracolo e cioè che egli è intervenuto nella storia quando da un punto di vista umano tutto era finito. A questa notizia la reazione delle donne è la medesima: di stupore, paura e meraviglia.
Marco non ha perso occasione, lungo il suo racconto, per ricordare l'incomprensione dei discepoli, il segreto messianico, il timore e la paura di fronte alle manifestazioni di Gesù. È la reazione normale dell'uomo non solo di fronte al Gesù terreno, ma anche ora di fronte al Gesù risorto, di fronte alla Parola annunciata dalla comunità. Si direbbe una incomprensione invincibile. Ma non è così: se non altro, di fronte al disorientamento delle donne, c'è la fiducia di Dio che affida ad esse la sua promessa: "Andate, dunque, dite ai discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete, come vi disse".
L'incomprensione dell'uomo non arresta il piano di Dio. Le parole del messaggero suonano come una promessa, sono aperte sul futuro. L'avventura di Cristo continua, vittoriosa sulla cecità dei discepoli: di fronte all’incomprensione ancora perdurante degli uomini, rimane la promessa di Gesù che egli li precederà e che opererà egli stesso laddove gli uomini sono incapaci, che chiamerà ancora una volta, nonostante tutte le loro defezioni, i discepoli a seguirlo, e che andrà loro incontro, in modo che essi lo vedano.
Marco afferma che il Signore risorto è lo stesso Gesù di Nazaret. La Risurrezione, quindi, manifesta il vero senso della vita terrestre del salvatore: una via che nascondeva la salvezza, la vittoria di Dio, il suo amore. Fra i due momenti - il Gesù di Nazaret e il Signore risorto - non c'è rottura, ma un rapporto che corre tra ciò che è nascosto e ciò che è svelato.
La Risurrezione, in definitiva, è rivelazione della via di Gesù ma anche rivelazione dell'esistenza cristiana: la realtà salvifica è già presente e operante nel cristiano. Solo che l'uomo non sa vedere. I suoi occhi devono "aprirsi", e solo Dio può aprirli al suo mistero di salvezza.
"Comprarono oli aromatici ": l'unzione di un cadavere era permesso dalle legge rabbinica.
"Chi ci rotolerà il masso?": la loro domanda è giustificata dal peso enorme delle pietre circolari che venivano fatte rotolare su una pista scavata nella pietra e usate in Palestina per chiudere l'entrata delle grotte sepolcrali.
"La pietra era già stata rotolata": Marco non dice come; Matteo ascrive ciò all'"angelo del Signore" venuto dal cielo a questo scopo.
"Entrando nel sepolcro": cioè nella stanza o stanze che contenevano dei loculi per i corpi dei morti.
"Videro un giovane vestito di bianco": la parola "giovane" si trova nel secondo libro dei Maccabei e designa un angelo. Potrebbe essere stato questo il senso voluto qui da Marco; in Matteo è "un angelo" che rivolge la parola alle donne. Il messaggio che Marco ci vuol far pervenire, nella sua viva e pittoresca relazione, è che le donne compresero appieno il significato del sepolcro vuoto.
"È risorto, non è qui": in questo modo la semplicità di Marco formula il fondamentale annuncio pasquale dei cristiani; la croce ha come sua fase finale il sepolcro vuoto.
"Vi precede in Galilea": queste parole preannunciano le apparizioni in Galilea. Essi vedranno il Gesù risorto negli stessi luoghi nei quali videro le sue azioni e i suoi miracoli.
"Erano piene di timore e spavento": tale è l'effetto del messaggio.

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